La nota di Geneve Invest sull’economia Svizzera e la rimozione del tetto di cambio EUR/CHF

 In una nota di analisi economica e finanziaria rilasciata da Geneve Invest, società di gestione patrimoniale fra le più prestigiose in Europa, si tirano le somme di un 2015 che passerà probabilmente alla storia economica della Svizzera come una sorta di anno zero. La decisione di rimuovere il tetto al cambio fra Euro e Franco presa da parte della Banca Nazionale Svizzera nel gennaio del 2015 ha messo in fatti tutti i settori cruciali dell’esportazione elvetica sotto una enorme pressione. Eppure, grazie ad un’economia interna confermatasi ancora una volta molto robusta, la Svizzera ha evitato le conseguenze di una recessione. Fra gli effetti tangibili verificati dall’economia svizzera nel corso degli ultimi 12 mesi, i prezzi dell’import sono scesi sensibilmente, come non accadeva da un decennio, mentre i settori dell’alberghiero, della ristorazione e della distribuzione e vendita commerciale sono andati sotto pressione. Le vendite sono diminuite soprattutto nel settore della meccanica di ingegneria, dell’elettronica, e dei metalli, comparti che traggono una parte significativa del loro trading dalle esportazioni verso la zona euro, e che sono stati quindi particolarmente colpiti dall’apprezzamento del franco.

Nonostante questo, spiega il rapporto di Geneve Invest, i dati relativi all’esportazione hanno registrato un surplus commerciale mensile record nel mese di febbraio 2016, principalmente perché sostenuti dalle importanti vendite all’estero dei suoi prodotti farmaceutici e chimici, due dei settori che grazie a Novartis e Roche, le più grandi aziende farmaceutiche mondiali, hanno meno risentito della nuova situazione economica. La bilancia commerciale di febbraio ha così registrato un attivo di 4,07 miliardi di franchi svizzeri (4,2 miliardi di dollari), con esportazioni sono aumentate dell’1,4 per cento anno rispetto al mese di febbraio 2015. In termini generali l’economia svizzera si è quindi difesa molto meglio del previsto rispetto alla shock iniziale. Nel 2015 soltanto il secondo trimestre ha visto il Pil del Paese segnare un dato negativo, mentre le stime complessive per il 2016 della Segreteria Economica del governo di Berna parlano di una crescita intorno all’1,6%.

Nel quadro di analisi riportato da Geneve Invest, viene sottolineato come il franco sia oggi, nei confronti dell’euro, a 1,09 rispetto all’1,20 di un anno fa, e che la strada da percorrere per un definitivo ribilanciamento sia ancora lunga, soprattutto per le aziende che operano nel settore dell’esportazione, per l’industria del turismo alpino (fortemente dipendente dai turisti europei), e per il commercio al dettaglio. Molte aziende in questi settori dovranno aumentare la loro efficienza al fine di generare gli stessi margini, precedenti alla rimozione del tetto al tasso di cambio EUR/CHF. Da questo punto di vista sarà fondamentale la ripresa di alcuni dei principali partner commerciali della Svizzera. La risalita della zona Euro e il consolidamento dell’economia statunitense, unita ad una ulteriore svalutazione del franco, potrebbero porre le basi per una crescita delle esportazioni, anche in settori al momento meno forti. In questo caso, nella seconda metà del 2016 si potrebbe assistere ad un ridimensionamento complessivo degli equilibri, in particolare per l’industria manifatturiera, che al momento devo convivere con politiche molto stringenti per quanto riguarda la riduzione di posti di lavoro e l’outsourcing di attività all’estero.

Fra i punti positivi c’è quello legato ai tassi di interesse, che, come sottolineato da Geneve Invest, rimangono bassi e che permettono di sostenere sia la crescita moderata dei consumi che lo sviluppo dell’edilizia abitativa, punti che andranno a beneficio di settori come quello dei trasporti e delle telecomunicazioni, così come degli studi di architettura e di altri settori legati alla costruzione. Nel quadro generale di stabilizzazione, è previsto il consolidamento anche per i fornitori di servizi aziendali, soprattutto nel settore del private banking internazionale, che ha risposto bene negli ultimi dodici mesi alla scossa monetaria. Il peggior profilo di crescita, dall’altra parte, è legato al settore della stampa e dell’editoria tradizionale, che mostra il rapporto opportunità-rischi più delicato anche per quanto riguarda i dati relativi al 2016.

La sfida, secondo Geneve Invest, è ancora tutta giocare e resta nelle mani della Banca Nazionale Svizzera, che ha sì limitato i danni, ma che dopo un anno non è ancora riuscita a liberarsi del peso delle ingenti riserve monetarie, pari a 559 miliardi di franchi, che frenano la svalutazione della moneta svizzera. È questo, ancora, il punto più importante su cui il la Svizzera dovrà lavorare per far ripartire l’esportazione, fulcro economico del paese.

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