A Vinitaly si accende la discussione sugli Ogm

 L’edizione di quest’anno di Vinitaly a Verona è stata anche e soprattutto l’occasione per ribadire alcuni concetti fondamentali legati al settore primario del nostro paese: in particolare, le regioni italiane sono apparse molto compatte su un concetto, vale a dire il rifiuto totale all’utilizzo e allo sfruttamento di sementi del tipo ogm (organismi geneticamente modificati) all’interno del nostro territorio nazionale. Non è un caso che proprio la giornata di ieri sia stata caratterizzata dalla riunione della Commissione Politiche Agricole, dunque questo argomento è stato messo sul piatto in maniera più che mai attuale. Qual è il sentimento delle giunte regionali da questo punto di vista?

Gli assessori che sono intervenuti a Verona hanno deciso di approvare un ordine del giorno: in quest’ultimo sono state inserite delle richieste molto precise da indirizzare al Ministero delle Politiche Agricole, facendo comunque rientrate l’intera questione nelle more relative all’approvazione della proposta di modifica della direttiva comunitaria che parla proprio dei possibili divieti per quel che riguarda la coltivazione di queste piante modificate dal punto di vista genetico. In aggiunta, l’ordine in questione parla chiaramente anche dell’esercizio della clausola di salvaguardia, vale a dire quella prevista dall’articolo 23 della direttiva numero 18 del 2001, la quale si riferisce all’emissione nell’ambiente di ogm appunto. Quali passi in avanti si potranno fare in tal senso?

La nostra Costituzione prevede che le regioni abbiano delle competenze importanti, anche in questa materia di cui purtroppo non si sente parlare così spesso; un documento del genere può rappresentare un impegno concreto da parte del dicastero agricolo, in particolare quando si dovrà rappresentare il Ministero dell’Ambiente nelle riunioni comunitarie su questi temi. Inoltre, le regioni e le province autonome stanno dimostrando di avere un atteggiamento identico nei confronti dei tanto discussi ogm, i quali fanno parlare di loro in maniera più accesa quando si tratta di autorizzazioni della coltivazione sul nostro territorio.

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