Paypal attacca il mercato cinese

 Paypal, la divisione di eBay che gestisce il business dei pagamenti elettronici, sta per aggredire in maniera incisiva il mercato cinese, volendo divenire il primo operatore straniero con licenza a effettuare operazioni di intermediazioni dei pagamenti digitali. Una mossa che dovrebbe permettere a Paypal di entrare in diretta concorrenza con il gruppo Alibaba (con l’affiliata Alipay) in uno dei mercati più appetibili del pianeta.

“Siamo cautamente ottimistici che otterremo una licenza” – ha dichiarato il vice presidente per l’Asia Ruper Keeley durante un recente briefing tenutosi a Hong Kong. Una fiducia che evidentemente si basa su sostanziali rassicurazioni, e che dovrebbe permettere a Paypal di tagliare un nuovo invidiabile traguardo nella strada della maggiore espansione sui mercati internazionali.

Una congrua autorizzazione permetterà infatti a Paypal di entrare direttamente nelle operazioni di pagamento elettronico dell’economia a maggior tasso di crescita del mondo, in un mercato – quello dell’e-commerce cinese – che viene stimato in potenziali circa 121 miliardi di dollari, finora riservati in grandissima quota alla società Alipay, di proprietà della Alibaba del miliardario Jack Ma, attualmente presidente del consiglio di amministrazione.

Alibaba Group, mediante la propria divisione Alipay, dispone infatti del 47% del mercato cinese dei pagamenti online (dati aggiornati alla fine del 2011) secondo quanto affermato dalla Analysis International. Alle spalle di Alibaba vi sarebbe la Tenpay, divisione della Tencent Holdings Ltd., con una quota di mercato pari al 21%. Quote di mercato che, come prevedibile, potrebbero essere seriamente messe a dura prova dall’ingresso di Paypal all’interno del comparto cinese dei pagamenti sul web.

Oltre al mercato cinese, Paypal auspica di poter entrare anche nelle operazioni indiane, proseguendo così l’espansione sul continente asiatico. Attualmente, la società può vantare sei uffici di rappresentanza in altrettanti mercati asiatici, inclusi Hong Kong, Corea del Sud e Singapore.

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