I conti della ThyssenKrupp finiscono in rosso

 Il nome della ThyssenKrupp è legato, purtroppo in maniera indissolubile, alla tragedia capitata quattro anni fa a Torino, quando sette operai morirono in un grave incidente: come se non bastasse questo infame marchio a fuoco, ora il colosso tedesco della siderurgia si trova alle prese con le proprie svalutazioni e una situazione finanziaria che è riduttivo definire complicata. Gli ultimi mesi del settore erano stati sostanzialmente positivi, grazie soprattutto a una buona domanda interna, ma la crisi era destinata a bussare anche a questa porta. Secondo gli ultimi dati forniti dall’azienda di Düsseldorf, l’anno fiscale 2010-2011 si chiuderà con una perdita netta di ben 1,29 miliardi di euro, mentre un anno esatto fa lo stesso valore aveva fatto registrare un utile di 824 milioni di euro.

Come già anticipato, il motivo deve essere ricercato necessariamente nelle svalutazioni del gruppo teutonico, le quali ammontano a quasi tre miliardi e che sono relative, in particolare, alle attività realizzate in territorio brasiliano. Altri elementi negativi, poi, sono stati riscontrati nell’ambito dell’acciaio inossidabile (la cosiddetta “Divisione Inoxum”). Tra l’altro, la prevista quotazione della ThyssenKrupp, più volte annunciata e dettagliata, viene puntualmente rimandata e non è detto che il 2012 sia l’anno decisivo in questo senso. Dell’Inoxum fa parte anche l’acciaieria di Terni, dunque si possono ben immaginare le conseguenze più immediate di questa situazione.

L’ad della compagnia, Heinrich Hiesinger, non ha potuto che confermare queste condizioni negative, specificando che i profitti in questione saranno decisamente più bassi di quanto ci si potesse attendere. Dal Brasile non giungono buone nuove nemmeno per quel che concerne il fronte valutario, dato che il real è in continuo apprezzamento nei confronti del dollaro, tanto che la fonderia realizzata da queste parti è stata costruita a costi molto elevati. La crisi europea del debito completa questo quadro a fosche tinte, ragione per la quale una previsione certa e affidabile sul futuro più immediato non può ancora essere effettuata.

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