Prada, il marchio diventa sempre più asiatico

 Prada è sempre più strettamente collegata al continente asiatico: l’Estremo Oriente sta esercitando sulla celebre spa milanese della moda un fascino ogni giorno più irresistibile e la conferma di questo trend sta venendo da molti dati interessanti. Il primo tra tutti è l’importante rialzo delle vendite in territorio cinese, circa cinquanta punti percentuali in un solo anno. Tutto ciò si può facilmente spiegare con l’apertura nel corso del 2011 di ben otto boutique nell’ex Impero Celeste, tanto che ormai il numero complessivo degli esercizi commerciali che recano questo marchio è salito fino a venticinque, un totale senz’altro ragguardevole.

Pechino e dintorni sono diventati il mercato più importante per Prada, addirittura superiore in quanto a presenza rispetto a quello italiano (22% contro il 18% per la precisione). Lo stesso amministratore delegato, Patrizio Bertelli, ricorda ancora con entusiasmo e felicità le performance del 2011, un anno che può essere considerato come il migliore nell’intera storia dell’azienda lombarda. In effetti, il fatturato in questione è riuscito a far registrare un incremento di addirittura 26,4 punti percentuali, attestandosi a quota 2,56 miliardi di euro, un record davvero molto importante che ha consentito di affrontare nel migliore dei modi la crisi economica.

Lo stesso discorso vale anche per il risultato operativo, con 759 milioni di euro nel complesso e un rialzo molto vicino ai quarantadue punti percentuali, mentre il margine operativo ha sfiorato un incoraggiante +30%. Sta per passare un anno ormai da quando Prada ha deciso di avviare la sua offerta pubblica iniziale presso la borsa di Hong Kong; in questi mesi, i titoli azionari sono stati capaci di crescere in maniera esponenziale, tanto che la stessa compagnia ha avuto modo di valorizzarsi continuamente e al giorno d’oggi vanta una somma pari a sedici miliardi di dollari. L’attenzione verrà ora focalizzata su altri paesi dell’Asia, ma anche sul Medio Oriente, sul Brasile e sul Marocco.

Lascia un commento