Autogrill rafforza la sua intesa con Starbucks

 La catena Starbucks, celebre soprattutto per i suoi caffè ma non solo, deve ringraziare sentitamente Autogrill: in effetti, i due marchi saranno associati e accomunati in determinati punti vendita, più precisamente in alcune stazioni ferroviarie della Francia, presso l’aeroporto di Marsiglia e in alcuni tratti autostradali dei Paesi Bassi. Il primo operatore al mondo per quel che concerne la ristorazione gestisce attualmente 370 Starbucks a livello internazionale, tanto che appena due anni fa sono stati registrati profitti per ben 450 milioni di dollari. La collaborazione a cui si sta facendo riferimento è cominciata circa vent’anni fa, ora l’interesse maggiore è stato concentrato sul continente europeo. La Francia e l’Olanda sono proprio i due primi paesi di questa partnership, ma ovviamente non ci si limiterà solamente ad essi.

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Stati Uniti, timidi segnali di ripresa

 Gli ultimi dati riguardanti l’andamento della disoccupazione e del PIL negli U.S.A. inducono a un cauto ottimismo, tuttavia non sono certo sufficienti a far prevedere che gli Stati Uniti possano tornare, almeno in tempi brevi, ad essere l’economia trainante del mondo, né, sul fronte interno, ad offrire una base sicura per la rielezione del Presidente Obama: tali segnali positivi, insomma, acquisiranno un più chiaro e definitivo significato solo nei prossimi mesi, se verranno confermati.

Il tasso di disoccupazione ufficiale negli U.S.A. in dicembre si è fermato all’8,5 per cento, a livelli quindi simili a quelli del febbraio 2009; rispetto alle stime precedenti, che si attestavano su una creazione di posti di 150.000 nuovi posti di lavoro, il dato registrato è stato di 200.000; tale andamento induce a un cauto ottimismo per una discesa del tasso di disoccupazione al di sotto dell’8 per cento nel corso della prossima estate.

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Ungheria: i numeri della crisi

 La crisi economica e finanziaria che da qualche mese a questa parte sta duramente colpendo l’Ungheria ha portato a un drastico taglio al ribasso delle stime riguardanti tutti i principali indicatori economici, a partire dalla crescita, relativi ai prossimi anni; nei giorni scorsi il Governo ha ufficialmente chiesto l’aiuto dell’Unione Europea e del Fondo Monetario internazionale per far fronte alla situazione ed evitare le peggiori conseguenze derivanti dal possibile innescarsi di una spirale recessiva.

La crescita dell’Ungheria sembra già essere in gran parte compromessa: le previsioni riguardanti l’andamento del PIL nell’ultima parte del 2011 sono state riviste al ribasso, mentre per il 2012 appare quasi certo che l’economia resterà sostanzialmente ferma.

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Incognita iraniana sul mercato petrolifero

 Le prossime settimane saranno cruciali per capire quali saranno i trend dei prezzi petroliferi nel breve – medio termine: l’attenzione si concentra ovviamente sull’Iran e sulle recenti minacce di intervenire sullo stretto di Hormuz, che hanno immediatamente suscitato la reazione degli U.S.A. Tale situazione, caratterizzata da un certo livello di incertezza, spalanca naturalmente le porte alla speculazione.

Prescindendo dall’evoluzione della situazione iraniana, va sottolineato che attualmente il mercato del petrolio si trova in una situazione in cui l’offerta globale è in crescita mentre la domanda appare in via di raffreddamento: in particolare, secondo i recenti dati pubblicati dal Dipartimento U.S.A. dell’Energia, la domanda americana di greggio nell’ultima settimana del 2011 è stata la più bassa rilevata nel periodo in esame nel corso degli ultimi 14 anni.

Nonostante questo, il prezzo del petrolio si mantiene a livelli tendenzialmente alti: è qui entrano in gioco i timori legati all’evoluzione dello scenario iraniano; in prospettiva, appare prossimo un embargo UE, che però verrà applicato in modo graduale e su tempi relativamente lunghi, così da permettere l’apertura di nuovi canali diplomatici e nel frattempo di chiudere i contratti già in essere coi relativi pagamenti (un esempio è quello delle collaborazioni tecniche offerte all’Iran dall’ENI).

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Fiat-Peugeot, il matrimonio non s’ha da fare

 Sergio Marchionne, ad del Lingotto, è stato molto chiaro in questi giorni: Fiat è alla ricerca di un nuovo partner commerciale, la cui provenienza sarà europea oppure asiatica. La francese Peugeot non fa però parte dei papabili in questione, anche se le indiscrezioni in tal senso sono numerose. La giornata di ieri, in particolare, è stata caratterizzata dalle ipotesi relative a questo possibile matrimonio, anche se bisogna ricordare che la casa automobilistica di Torino vanta già una joint venture con i transalpini. Lo stesso Marchionne ha però smentito il contatto con Psa Peugeot-Citroen, bollando le notizie come vera e propria speculazione, nonostante degli incontri tra il manager e i vertici aziendali francesi abbiano davvero avuto luogo. Di chi altri potrebbe trattarsi allora?

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La Cia lancia l’allarme sulla pirateria agroalimentare

 La pirateria in ambito alimentare è un problema più serio di quanto si possa pensare: questa contraffazione è un vero e proprio danno per il settore e non è un caso che proprio la giornata odierna sia stata dedicata a una discussione alla Camera sull’argomento in questione. Il commercio è interessato in modo continuo dalle piraterie di qualsiasi tipo e il cibo è un obiettivo fin troppo facile. Ma che dimensioni ha tale fenomeno? Ogni singolo giorno viene caratterizzato da ben 165 milioni di euro che sono sottratti al Made in Italy a livello internazionale: il costo è spaventoso e sempre più insostenibile, anche perché l’agropirateria è riuscita a dar vita a un volume d’affari che registra ogni anno oltre sessanta miliardi di euro, addirittura il doppio rispetto alle esportazioni del nostro paese.

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Un giacimento prezioso per Eni nel Mare di Barents

 Il Mare di Barents, la parte di Mar Glaciale Artico che si trova nella parte settentrionale della Norvegia e della Russia, riserva un regalo post-natalizio all’Eni: l’ente ha infatti comunicato in via ufficiale di aver scoperto un giacimento di olio e gas in questa zona del mondo, più precisamente in un’area che si trova a duecento chilometri dalla costa del paese scandinavo. Il pozzo Havis ha consentito di perforare a buona profondità e di scovare questa risorsa importante per le attività della compagnia, con delle buone quantità complessive, vale a dire olio compreso tra 190 e 315 milioni di barili e gas fino a sei miliardi di metri cubi. Anche il giacimento in questione si chiama ovviamente Havis e rappresenta una buona scoperta per l’azienda italiana, già protagonista di un evento simile nel 2011 nella medesima area.

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San Raffaele diviso tra Coletti e la cordata Ior-Malacalza

 I recenti guai finanziari della Fondazione San Raffaele del Monte Tabor sono noti a tutti: è proprio per questo motivo che il consiglio di amministrazione della struttura ospedaliera è alla disperata ricerca del miglior offerente per ristrutturare il proprio debito e la situazione generale. La proposta ritenuta per il momento più idonea è quella che è stata avanzata da Giuseppe Rotelli, imprenditore pavese attivo proprio in campo sanitario e che ha già messo sul piatto ben 405 milioni di euro per avere la meglio su altri possibili pretendenti. L’indiscrezione è più che concreta, in quanto è giunta direttamente dal numero due del San Raffaele, Giuseppe Profiti, e da Vittorio Malcalza, membro del consiglio direttivo.

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Occupazione USA in ripresa

 Secondo quanto affermato dal report del Dipartimento del Lavoro di Washington, le buste paghe negli Stati Uniti sarebbero cresciute oltre le attese nel corso del mese di dicembre, portando il tasso di disoccupazione (uno dei parametri macro sui quali gli analisti sembrano concentrare maggiore attenzione) ai livelli minimi degli ultimi tre anni, con prospettive economiche di ripresa per quanto concerne l’esercizio recentemente cominciato.

L’incremento delle buste paghe di dicembre è infatti stato di 200 mila unità, contro lo sviluppo di 100 mila unità del mese di novembre (periodo che invece aveva fatto riscontrare un incremento inferiore alle attese degli osservatori). Come conseguenza di quanto sopra, il tasso di disoccupazione è inaspettatamente calato all’8,5%, mentre le ore lavoro e il reddito medio degli statunitensi è stato dato in aumento.

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Rating D e default vicino per Seat Pagine Gialle

 Standard & Poor’s non ha certo il cuore tenero e la situazione in cui versa Seat Pagine Gialle non le ha lasciato un altro tipo di scelta: in pratica, l’agenzia americana di rating ha deciso di declassare ulteriormente il debito bancario senior della compagnia attiva soprattutto in campo mediatico, con l’attuale valutazione che è scesa a una preoccupante D. Questa lettera indica uno dei giudizi meno invidiabili per un’azienda. Essa fa parte, infatti, del gruppo di rating che contraddistinguono il grado speculativo, nello specifico quando vi è stata una inadempienza sui titoli obbligazionari e la convinzione che questa situazione sarà relativa anche ad altri strumenti finanziari. E in effetti, Seat Pagine Gialle si è resa protagonista proprio di questa inadempienza, decidendo di non versare alcune scadenze sul debito che erano previste per lo scorso mese di dicembre e che fanno riferimento a ben cinquantacinque milioni di euro.

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