Donald Trump annuncia nuovi dazi. Nonostante ciò, l’accordo sancito con l’Unione Europea sembra reggere senza problemi. Almeno fino a questo momento.
Regge accordo europeo sui dazi
La notizia è arrivata dopo la mezzanotte in Europa, ma perfettamente in orario per quel che concerne gli Stati Uniti e la loro possibilità di ritoccare questo ambito finanziario. Cosa è successo? Trump ha firmato un nuovo ordine esecutivo per imporre nuove tariffe ai Paesi con i quali ha accordi commerciali. Per quanto riguarda l’Unione Europea e gli altri con i quali ha stretto una intesa sono arrivate conferme, mentre per quanto riguarda il Canada è stato annunciato un ulteriore aumento.
Non è una novità l’approccio tariffario del presidente degli Stati Uniti. I dazi sembrano essere l’unico strumento del quale vuole avvalersi per cambiare l’economia nel suo Paese. Tra i Paesi più colpiti vi è senza dubbio la Siria, con dazi che raggiungono il 41%. Le nuove misure entreranno in vigore il 7 agosto, mentre le nuove tariffe doganali in merito alle merci spedite via nave non subiranno modifiche prima del 5 ottobre.
Dobbiamo ammetterlo: nonostante l’accordo firmato, il timore che le cose non andassero come dovuto vi era. L’intesa tra la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e Donald Trump sui dazi ha retto. L’Unione Europea rimane colpita da una tariffa del 15%, al pari del Giappone. I dazi sono pari al 10%, invece, per quel che concerne la Gran Bretagna, mentre il Canada passa da una tariffa del 25% a una del 35%.
Politiche sempre più arbitrarie
La giustificazione data da Donald Trump? Una risposta alle “ritorsioni di Ottawa”. Va detto che i canadesi, nonostante tutto, hanno deciso di non cedere. In una situazione come questa, infatti, mantenere il punto ripuò essere maggiormente favorevole rispetto a un cedimento.
Nella lista che la Casa Bianca ha pubblicato si precisa che a eccezione dei beni provenienti da 92 Paesi elencati in una lista che verranno tassati maggiormente, tutte le merci importate saranno soggette a una tariffa del 10%. Il Brasile, grazie a un ordine firmato da Donald Trump, su alcune merci sarà sottoposto a un dazio ulteriore del 40. Perché? Come punizione nei confronti del presidente Lula per il processo all’ex presidente Jair Bolsonaro, suo amico.
È importante sottolineare come, oltre alle tariffe specifiche stabilite per ogni Paese, nell’ordine esecutivo del presidente degli Stati Uniti è previsto un dazio del 40% su qualsiasi prodotto che la West Customs and Border Protection ritenga essere frutto di un atto delinquenziale.
L’esempio portato è quello di alcuni beni prodotti in Cina, spediti in un altro Paese e riconfezionati quindi per pagare meno tasse.