Riscossione crediti verso pubbliche amministrazioni

 Negli ultimi giorni abbiamo parlato dell’importanza di sbloccare l’enorme ammontare di crediti che le piccole e medie imprese vantano nei confronti delle pubbliche amministrazioni. Diverse decine di miliardi di euro che contribuirebbero – se terminate congruamente nelle casse delle imprese – a rilanciare l’economia e l’occupazione. Ma in che modo avverrebbe il pagamento dei crediti?

A rispondere a questa e ad altre domande è stato il sottosegretario all’economia, Gianfranco Polillo, che ha spiegato al quotidiano Italia Oggi (l’intervista integrale è consultabile nell’edizione del 21 marzo 2013) in che modo l’esecutivo intende sbloccare i crediti alle imprese, passando principalmente attraverso l’emissione di titoli di stato e lo scongelamento del patto di stabilità per i comuni più virtuosi.

“Agiremo così” – confermavano in proposito Polillo all’interno dell’intervista – “sblocco del patto di stabilità interno per i comuni virtuosi ed emissione di titoli di stato in due tranche. Ma dai nostri calcoli la cifra del debito che lei indica è eccessiva” (vedi anche il nostro ultimo approfondimento sull’andamento del debito italiano).

In merito alle cifre, stando ai calcoli del governo la cifra del debito complessivo sfiorerebbe i 50 miliardi di euro. “Abbiamo questa ricostruzione: l’amministrazione centrale è indebitata per circa 10 mld di euro. Altri 30-40 miliardi riguardano la spesa sanitaria, quella del Sistema sanitario nazionale. I debiti degli enti locali, invece, possono essere risolti attraverso lo sblocco del patto di stabilità. Lì c’è la liquidità. Bisogna però capire come questo sblocco andrà a impattare sui vincoli imposti dall’Europa sul deficit” – proseguiva il sottosegretario.

Non mancano, ad ogni modo, i problemi e gli ostacoli nella celere realizzazione del piano. A ricordarli è ancora Polillo, che segnala come “il primo problema è avere l’esatta dimensione del debito della p.a. La maggior parte del debito è del Sistema sanitario nazionale. Grava cioè su regioni, Asl, ospedali. Ma, come stato centrale, abbiamo solo contezza delle esposizioni delle regioni sottoposte ai piani di rientro dal deficit sanitario. Per le altre regioni non abbiamo dati certi sul loro reale indebitamento verso le imprese”. Il secondo problema è invece relativo alla certificazione, visto e considerato che “il passaggio di denaro per i pagamenti alle imprese avviene sempre attraverso le regioni. Lo stato centrale non eroga mai risorse alle singole Asl e agli ospedali. Il governo, però, dovrà dimostrare alla Commissione europea che i pagamenti effettuati dalla p.a. alle
imprese che operano col Sistema sanitario nazionale siano coincidenti con i
trasferimenti che le regioni faranno al Ssn”.

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