Netflix, calano abbonati e titolo crolla

Calano gli abbonati a Netflix e il titolo aziendale crolla inesorabilmente chiudendo mercoledì 20 registrando un -35,12%. E’ ora per il grande colosso di produzione streaming di rivedere la sua strategia, soprattutto nei confronti di quei fan che vedono salire insieme ai prezzi alcune restrizioni.

Bisogna rivedere la strategia

Soprattutto in un contesto dove ci sono degli interlocutori avversari di caratura come Prime Video e Disney+ che offrono un catalogo importante e non fanno troppe storie per un account condiviso. Per dieci lunghi anni Netflix è stato sulla cresta dell’onda portando avanti una egemonia vera e propria nel settore, arrivando ad avere 222 milioni di abbonati in tutto il mondo. Nel 2022, ora, è arrivato il primo vero ostacolo al successo.

E tutto per via di abbonati in meno quest’anno che ovviamente rappresentano un duro colpo soprattutto per le stime di crescita dell’azienda. Ragione, tra l’altro, per la quale ieri è stato registrato un vero e proprio tonfo del titolo a Wall Street. Le previsioni per i prossimi mesi non sono rosee, sebbene la causa del rallentamento sia stata attribuita alla sospensione del servizio sul territorio russo per via dell’attacco della Russia nei confronti dell’Ucraina e alla difficoltà di raggiungere altri utenti.

In realtà questa ultima parte potrebbe essere risolta con un approccio giusto nei confronti dei consumatori.

Perdita Netflix legata a costo abbonamenti

Quando si pensa a Netflix si pensa a un ottimo servizio streaming, non più egemonico nel settore, che deve convincere i propri clienti a pagare un abbonamento mensile che gli stessi devono riuscire a sostenere anche in caso di crisi economica momentanea. E una cosa del genere è possibile se il prezzo, in base all’offerta, rimane comunque appetibile per chi deve pagare. Le stime fatte in seguito ai risultati del trimestre raccontano che compresi i previsti 700 mila utenti russi, la perdita totale di abbonati nel corso di questo anno potrebbe raggiungere i due milioni.

Non si può far finta che una delle motivazioni principali di questa perdita non sia l’aumento del prezzo dell’abbonamento: se i soldi non ci sono il servizio non può essere pagato. Soprattutto se può essere sostituito con qualcosa che costa meno ed è capace di offrire un intrattenimento più che discreto.  In particolare Disney + e Prime Video, va sottolineato, a un prezzo meno alto offrono un ottimo servizio.

Sebbene alcune iniziative legate a progetti di successo possono attirare, è inutile sottolineare che un costo più abbordabile rispetto al servizio sarebbe la soluzione migliore da intraprendere. Al momento il range dei costi va da 7,99 a 17,99 euro al mese, a seconda dei profili attivabili e di device utilizzabili in contemporanea e per quanto comprensibile ai fini dei guadagni, l’utente medio inizia a sentire il peso di questi costi. Abbassare i prezzi e inserire la pubblicità? Potrebbe funzionare.

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