Le scarse informazioni dei mercati rionali italiani

 Sono davvero scarse le informazioni con cui si trovano a che fare i consumatori italiani presso i vari mercati rionali. Si tratta di un interessante, ma anche preoccupante rapporto che è stato messo in luce dal Movimento Difesa del Cittadino, vale a dire quello sulle etichette del settore ortofrutticolo e dei prodotti ittici. L’indagine in questione ha evidenziato come in appena due banchi su dieci di tali mercati vi sia una etichettatura regolare. Per quel che riguarda i prodotti ittici la situazione è decisamente migliore, visto che il 45% del campione esaminato non ha presentato alcun problema dal punto di vista normativo.

Il confronto con quanto avvenuto nel 2008 è impietoso. In effetti, quasi cinque anni fa i banche regolari erano quattro su dieci, mentre oggi la percentuale è scesa fino al 22%. Non bisogna prendere sotto gamba questo fenomeno, dato che l’assenza di etichette in regola può spesso significare un illecito o una frode commerciale: ad esempio, prodotti esteri possono essere spacciati per italiani, mentre quelli convenzionali possono anche trasformarsi magicamente in agricoltura biologica. Per non parlare, inoltre, delle denominazioni di origine, fin troppo interessate dal trend. Come ha sottolineato lo stesso Mdc, i cittadini devono beneficiare di informazioni trasparenti e di etichette più che trasparenti: il consiglio è quello di diffidare di chi racconta la storia dei prodotti alimentari che è solito vendere, le brutte sorprese sono dietro l’angolo.

Le frodi sono un grave danno economico per le tasche dei consumatori, in quanto le differenze di prezzo sono evidenti e ingiustificate. L’indicazione che non manca nella maggior parte dei casi è quella del prezzo (86% per l’ortofrutta e il 93% per il pesce fresco): la varietà ortofrutticola è presente invece nel 65% dei casi, senza dimenticare la denominazione commerciale in ambito ittico (84% per la precisione). Una percentuale non proprio incoraggiante, infine, è quella relativa alla categoria per la stessa ortofrutta (si è scesi nel giro di un anno dal 31 al 26%).

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