Confcommercio: i consumi italiani rimangono al palo

 I consumi italiani non riescono affatto a tirare, anzi sono precipitati in un vortice senza fondo: è questo il quadro dipinto ieri dalla Confcommercio in merito alla situazione aggiornata al mese di aprile. In effetti, secondo l’indicatore della confederazione, due mesi fa si è assistito a una riduzione preoccupante di ben 2,8 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2011. Volendo essere più precisi, si tratta del quinto risultato negativo consecutivo che viene registrato in tal senso, con il trend che è cominciato da dicembre, oltre che la peggior performance da oltre un anno a questa parte. Tra l’altro, non sono previsti cambiamenti di sorta nei prossimi mesi, dunque anche il futuro non invita certo all’ottimismo.

Tutto dipende essenzialmente dal quadro macroeconomico di fondo: in effetti, la produzione industriale è protagonista di una contrazione evidente (0,6 punti percentuali in meno a maggio, come rilevato dalla Confindustria), ma non bisogna neanche dimenticare che gli ordinativi non riescono ancora a riprendersi. Il sisma emiliano, poi, non ha fatto che peggiorare la situazione, visto che a giugno è stato bloccato il sistema produttivo locale e proprio in quelle città in cui spesso si potevano vantare i risultati più interessanti (vi si produce circa il 4% dell’intera ricchezza del nostro paese). Non tutti i consumi sono comunque andati in maniera negativa.

C’è da sottolineare, infatti, l’andamento della domanda di servizi (+0,5%), a fronte però del crollo impressionante da parte della spesa relativa ai beni (addirittura quattro punti percentuali in meno). La flessione peggiore, però, è quella della mobilità (-16%), a causa della pressione fiscale che non riesce a far respirare il comparto. Non si sono risollevate nemmeno la cura della persona e gli altri servizi ricreativi che fino a questo momento avevano tenuto botta. Secondo Federconsumatori e Adusbef, la realtà dei fatti è allarmante e si traduce in una riduzione della spesa delle famiglie pari a ben ventitre miliardi di euro.

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