Piani di sviluppo Bauli

 In una lunga intervista concessa al quotidiano La Stampa, Alberto Bauli spiega quali sono le motivazioni che stanno conducendo l’azienda a rinvigorire i propri impegni nel perseguire la strada di sviluppo per il futuro a breve e a medio termine, sostenendo altresì il business Bistefani, con una particolare attenzione al Nord Ovest nazionale. Vediamo dunque quali sono le principali considerazioni effettuate dal manager sulla propria, storica, società.

Tra le tante righe dell’intervista concessa al quotidiano torinese, particolarmente significativi sono i passaggi relativi agli impegni e agli investimenti pianificati, con il manager che segnala come sia “indispensabile per portare le fabbriche al livello di competitività. Il mercato oggi è il mondo. Va superato il cliché secondo cui ‘piccolo è bello’: spesso non è più così”.

In altri termini, prosegue Bauli, “o si sviluppa o si muore. L’azienda è una tigre che cavalchi: se smonti ti mangia. Certo, la crisi fa paura, ma finirà. Il nostro, comunque, è un rischio calcolato che non mette a repentaglio l’azienda”. Una base di partenza particolarmente brillante, che permette alla società italiana di esportare i propri prodotti in tutto il mondo.

Per quanto concerne i numeri 2012, Bauli ricorda come “il fatturato 2012 è stato di 412 milioni, con l’acquisizione di Bistefani contiamo di arrivare a 500 a fine anno. Nel 2011 abbiamo investito 54 milioni lordi in pubblicità con un ritorno pari al 97% di indice di notorietà di marca secondo la Demoskopea. Nella produzione natalizia, il pandoro Bauli detiene il 31,9% delle quote di mercato e il 20,9% il panettone; la colomba pasquale si ritaglia una fetta del 21,4%; i croissant tengono il 19,5%, il cracker Doriano il 10,7%”.

Infine, per quanto concerne il modulo organizzativo adottato, Bauli ricorda che “bisogna distinguere la proprietà dalla gestione. La proprietà deve interessarsi di strategie, dare la visione, provocare, spingere, ma tocca ai manager, che hanno una vocazione operativa, occuparsi della gestione. Il passaggio da attività famigliare ad attività manageriale è il più critico per tutte le aziende del nostro settore. L’azienda è una comunità in cui ragionare in modo corale: è il gioco di squadra che la fa grande”.

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