Crisi grandi marche

 La lunga crisi economica e finanziaria colpisce anche le grandi marche. Ad esserne convinto è Guido Cristini, docente di marketing all’università di Parma, secondo cui l’attuale congiuntura starebbe portando alla ribalta il fenomeno del private label: “Il recinto emozionale dei grandi brand si sta restringendo” – afferma il professore – “per dare spazio alla pressione promozionale del distributore, che è capace di fornire una scontistica maggiore al cliente.

Ad occuparsi del fenomeno, riportando le parole del docente, è stato un recente approfondimento effettuato dal Corriere della Sera, che riassume come “in tempi di crisi cambia anche la dinamica dei consumi. E cresce sempre più la quota di mercato del private label (i prodotti messi in vendita con la marca del distributore, ad esempio Coop Italia, Esselunga, Pam), che ora supera il 17%. Ancora un segmento di nicchia nei consumi di massa, distanza anni-luce dai volumi del private label degli altri Paesi europei (in Gran Bretagna supera il 40%, in Francia siamo attorno al 34%)”.

Nonostante ciò, segnala uno studio dell‘Associazione Distribuzione Moderna, ancora una volta riportato sulle pagine del Corriere, questo comparto sarebbe “in crescita del 7,3% rispetto al 2011, con una notevole differenziazione geografica. Perché se nel nord-Italia supera un terzo delle vendite totali (35,7% in linea con i dati europei), al Sud la sua penetrazione è ancora molto contenuta. Segno (probabilmente) di una poca vitalità dei punti vendita della grande distribuzione al Meridione, con la progressiva riduzione degli esercenti e un sistema di logistica a singhiozzo che penalizza l’intera filiera alimentare” (vedi anche Nessuna crisi economica per Le Bon Marché).

A costituire base motivazionale del fenomeno è ovviamente l’elemento prezzo, che più di altri sta costituendo ragione determinante nella preferenza dei prodotti scontati rispetto agli altri. Una tendenza che – stando le attuali condizioni – potrebbe proseguire anche nel corso dei prossimi mesi, conferendo una nuova linfa a un segmento, quello del private label, mai così forte (vedi anche il nostro approfondimento Crisi economica: al Sud Italia allarmanti livelli di usura).

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