La cassa integrazione per i lavoratori di Italcementi

 Cassa integrazione straordinaria e mobilità incentivata volontaria: non sono affatto incoraggianti i prossimi due anni che attendono circa un migliaio di dipendenti della Italcementi, celebre azienda bergamasca attiva nel settore delle costruzioni. In effetti, è proprio questo il risultato raggiunto dall’intesa tra i vertici della spa lombarda e i sindacati di categoria, vale a dire la Feneal-Uil (Federazione Nazionale Lavoratori Edili Affini e del Legno), la Filca-Cisl (Federazione Italiana Lavoratori Costruzioni e Affini) e la Fillea-Cgil. L’obiettivo era quello di organizzare in maniera adeguata l’assetto del gruppo in questione, il quale vanta 2.500 dipendenti in tutto il paese, di cui un migliaio proprio a Bergamo.

La crisi settoriale del cemento, comunque, era già stata affrontata tempo fa dall’azienda con il cosiddetto Progetto 2015. I dipendenti coinvolti conosceranno nel dettaglio cosa li attende nei primi giorni del prossimo mese di gennaio, ormai sempre più vicini: il biennio 2013-2015 sarà dunque caratterizzato dalla cigs per un massimo di 665 persone a livello di gruppo (impianti di produzione e rete di vendita), facendo scattare il tutto il prossimo 1° febbraio e fino al 31 gennaio del 2015 per la precisione. Le sedi sui è stato trovato l’accordo sono quella di Bergamo per quel che concerne la produzione vera e propria e quella di Roma per le vendite commerciali.

C’è anche altro da sottolineare. In particolare, vertici e sindacati si sono trovati d’accordo nel ricorrere ad altre misure: si tratta dell’anticipo dell’integrazione salariale alle classiche scadenze mensili, oltre alla rotazione fra i vari profili professionali quando ci dovessero essere esigenze di tipo tecnico, il sostegno al reddito dei dipendenti sospesi e in cassa integrazione e la formazione destinata alla riqualificazione dal punto di vista professionale. Il piano annunciato due settimane fa da Italcementi prevede che si razionalizzi al massimo la rete commerciale e l’apparato industriale, chiudendo alcuni impianti ed utilizzandone altri già individuati.

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