Rating Cina secondo S&P

 Standard & Poor’s, una delle principali agenzie di rating al mondo, ha scelto di confermare il rating di lungo termine della Cina in AA- e di breve termine in A-1, con un outlook stabile. Tuttavia, l’agenzia di rating statunitense ha altresì ammesso di valutare un eventuale abbassamento (downgrade) del giudizio in assenza di riforme. Un giudizio positivo, pertanto, che però potrebbe presto subire una parziale inversione di tendenza se non verranno prese in considerazione quelle revisioni strutturali che sono auspicate dagli analisti S&P.

Tornando all’aspetto positivo del giudizio, ricordiamo come l’agenzia ritiene che il Paese abbia un ottimo potenziale ulteriore in termini di crescita economica, e una posizione robusta verso l´estero, in aggiunta a una buona posizione fiscale. Tuttavia non mancano i punti di debolezza, principalmente individuati nei salari medi inferiori ai paesi comparabili, nella mancanza di trasparenza e nelle restrizioni informative, e nella struttura ancora in evoluzione dell´economia verso l´apertura ai mercati.

Su scala macroeconomica, e fornendo un rapido sguardo ai principali indicatori economici, il Pil pro capite del 2013-2015 è previsto in crescita del 7,3 per cento e il risparmio domestico dovrebbe invece essere in grado di supportare gli investimenti futuri (qui le nostre precedenti elaborazioni sull’andamento del Pil Cina).

Sul fisco “i governi locali” – afferma una nota di S&P – “devono ancora ripagare un significativo debito off-budget. Gran parte di questo debito è legato alle imprese possedute da questi governi di livello più basso. Anche la mancanza di trasparenza nei flussi informativi danneggia il credito-Paese, in quanto rende più possibili errori nella gestione delle politiche economiche”.

Ad ogni modo, Standard & Poor’s potrebbe incrementare ulteriormente il rating se dovessero essere implementate quelle risorse strutturali che potrebbero portare a uno sviluppo dei mercati del debito e dei capitali, oltre a una migliore economia di mercato e tassi di interesse più flessibili. In caso contrario, non è da escludere una diminuzione del rating Paese.

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