La Cisl illustra dati preoccupanti sull’occupazione

 Il secondo trimestre del 2012, il periodo temporale compreso tra i mesi di aprile e giugno, è stato poco incoraggiante dal punto di vista dell’occupazione: come ha messo in luce un’indagine dell’Osservatorio Cig-Occupazione della Cisl (Confederazione Italiana Sindacato Lavoratori), il crollo degli occupati è stato piuttosto consistente e quantificabile in 48mila unità complessive. Queste ultime, infatti, devono essere sottratte al totale dello stesso periodo dello scorso anno, dunque un peggioramento in piena regola.

C’è comunque da sottolineare che il calo in questione non si è caratterizzato per una sostanziale omogeneità, in particolare per quel che riguarda l’età. Volendo essere ancora più precisi, l’incremento dell’occupazione che ha riguardato i soggetti con almeno cinquanta anni di età è in contrasto con il crollo deciso di quella giovanile, un problema italiano di cui si parla da diverso tempo. Se poi si aggiunge che la riduzione occupazionale ha coinvolto il lavoro a tempo pieno, in contrasto all’ascesa del part-time (soprattutto quello involontario), allora si capisce come lo scenario non è certo roseo, nemmeno per i prossimi mesi. I contratti che vanno per la maggiore sono senza dubbio quelli a termine, ma soltanto per quel che concerne le posizioni e le occupazioni a tempo parziale.

Secondo la Cisl, poi, l’industria ha dovuto fronteggiare una contrazione preoccupante, cominciata nel trimestre precedente: si tratta di una tendenza che coinvolge in prima battuta le aziende di medio-grandi dimensioni, senza dimenticare il momento nero del settore delle costruzioni. I disoccupati totali hanno sfiorato l’aumento del 39% nel confronto col medesimo periodo del 2011, uno stato che viene in larga misura provocato dalla perdita della precedente occupazione. Il tasso di disoccupazione, invece, ha fatto registrare un rialzo del 2,7% rispetto a 365 giorni fa, attestandosi al 10,5%; questa percentuale contiene soprattutto la riduzione dei soggetti inattivi, con i picchi più preoccupanti che si riferiscono, come accade di consueto, alle regioni del Mezzogiorno.

Lascia un commento