Exane dà fiducia all’economia italiana

 Exane, compagnia di investimento francese specializzata nell’asset management, crede ancora nell’economia italiana: il default del nostro paese viene infatti considerato dalla società parigina come qualcosa di inverosimile, almeno secondo il punto di vista dei suoi analisti finanziari. Inoltre, non viene dato nessun credito al fallimento delle obbligazioni e alla perdita di accesso al mercato. Questo giudizio si basa essenzialmente su alcuni fattori. In primis, il deficit pubblico deve essere valutato come “piccolo”, tanto che le finanze pubbliche della penisola dovrebbero essere in grado di non subire effetti gravi dall’incremento dei tassi di interesse.

In aggiunta, coloro che non sono residenti sono anche in possesso di circa un terzo del debito sovrano, il che vuol dire che gli investitori nazionali hanno la necessità di aumentare le partecipazioni nei titoli di Stato. Viene però riconosciuto come il sistema creditizio nostrano non goda certo di buona salute: il contesto di fondo rimane difficile e complicato e non esiste al momento una banca che sia in grado di ottenere dei ritorni economici più alti rispetto al costo del capitale. Alcune stime sono state tagliate, in particolare il prezzo obiettivo di una banca importante come Intesa Sanpaolo (oltre a Credem, Banca Popolare di Milano e Monte dei Paschi), ma non si tratta ancora del momento in cui gli utili rappresentano la guida più importante del mercato.

Target price invariati sono invece quelli che fanno riferimento a Ubi Banca e Banco Popolare, mentre la Banca Popolare dell’Emilia Romagna può addirittura vantare un rating rivisto al rialzo. Quest’ultimo gruppo, sempre secondo la visione di Exane, sarebbe stato penalizzato dal recente terremoto, ma sono aumentati allo stesso tempo gli accantonamenti per perdite, a fronte di una performance azionaria esagerata. Gli analisti transalpini hanno poi concluso il loro rapporto bollando come “lontani” i rischi di diluizione, ricordando anche come l’ipotesi che prevede il mancato accesso al mercato per il prossimo triennio sia troppo ribassista.

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