Per la Corte dei Conti il Tesoro è stato negligente sui derivati

La Corte dei Conti si è espressa in merito ai derivati stipulati dal Tesoro, considerandolo negligente per l’ingente danno provocato alle casse dello Stato. Sotto accusa anche la Morgan Stanley, banca d’affari, che avrebbe approfittato dell’esposizione italiana per il debito pubblico con incassi da più di tre miliardi di euro. I giudici contabili hanno quindi stabilito una colpa del 70% per la banca e del 30% dello Stato. La vicenda fu più volte affrontata da vari analisti, specialmente sul web, quando il governo Monti pagò, senza opporsi, la Morgan Stanley, nonostante le possibilità di rinegoziazioni e annullamento. Il danno è stato valutato in 4,1 miliardi di euro, e la Guardia di finanza ha già raccolto la documentazione al Ministero dell’Economia. A finire sotto accusa i vari successori al dicastero incaricati della gestione dei titoli di Stato: La Via, Grilli, Siniscalco e la Cannata. Nonostante lo scandalo dell’epoca, almeno tra gli internauti, la Morgan Stanley continua oggi ad essere uno dei dealer incarcati per le aste del debito pubblico. Se la banca ha il 70% delle responsabilità, non meno pesante sembra la posizione della Cannata, a cui viene imputato un miliardo di danni. La Morgan Stanley invece, avrebbe violato proprio gli obblighi che derivano dal privilegio di essere un incaricato delle aste sul mercato primario.

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